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METELLO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 giugno 1972
 
di Mauro Bolognini, con Massimo Ranieri, Ottavia Piccolo, Lucia Bosé, Frank Wolff, Tina Aumont (Italia, 1970)
Mauro Bolognini, lo si sa dai tempi di LA VIACCIA, è un grande illustratore, un decoratore sublime. Si potrebbe anche fermarsi qui, perché con questo si dice tutto. La Firenze del romanzo di Pratolini, come appare dalle prime sequenze di METELLO è dipinta con tocchi d'incredibile leggiadria fotografica: un colore vellutato, una trasparenza sognante che rinvia immediatamente ai grandi maestri dell'impressionismo francese o italiano, a Seurat o a Rosai. Ogni inquadratura è meticolosamente studiata, composta scrupolosamente per giungere al bello. Ogni situazione, lo si vede chiaramente, è sfruttata in questo senso; tutte le strade del film non portano al tema dello stesso (i primi moti operati, e la vicenda intimista di un muratore con ambizioni sindacaliste) ma al raggiungimento di determinato clima estetico. Ora, tutto questo può anche non disturbare nelle sequenze sentimentali, negli interni, nelle scene d'intimità. Ma diventa francamente insopportabile quando dipinge la realtà sociale, la condizione dei lavoratori, la vita nella strada. Fare dell'estetismo sulle impalcature dei muratori, su un volo mortale dal quarto piano o su delle manifestazioni di piazza è qualcosa che stride maledettamente. Ed infatti gli operai di Bolognini, i poveracci allo stremo delle forze dopo un mese e passa di scioperi e di digiuno sono fra i manichini più improbabili, più grotteschi mai portati sullo schermo da chi abbia voluto occuparsi di quelle faccende. In un momento, inoltre, nel quale il cinema italiano si distingue nel mondo per l'impegno e la chiarezza con la quale affronta quei problemi.

Proprio per questo la mistificazione, ma forse sarebbe meglio dire l'impotenza (poiché non è certamente voluta) del cinema di Bolognini assume un carattere di clamorosa flagranza.

Il film si salva nelle scene, lo abbiamo detto, d'intimismo. Qui l'ispirazione della Piccoli e anche di Ranieri, ed il fatto che la ricerca fotografica non scalfisce la verità di quei momenti, riesce a portare a degli istanti di vibrazione autentica. Quella vibrazione magica che appartiene al Bolognini fotografo. In questo senso il film è esemplare: METELLO è una lezione continua per coloro che credono ancora che il cinema si faccia con delle belle fotografie, e più belle sono le foto più bello è il film.


   Il film in Internet (Google)

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